venerdì 18 dicembre 2015

CAPORETTO : UN LUOGO CHE NON SI PUO’ DIMENTICARE

Nella giornata dell’ 11 novembre 2015 noi, ragazzi di terza, ci siamo recati a Caporetto: è un piccolo comune di 3000 abitanti circa, situato in Slovenia. Questo luogo è sempre stato un centro strategico perché si trova all’incrocio di tre strade: una via che porta in Italia, un’altra che porta al Passo del Predil e l’ultima alla capitale: Lubiana. Per questo motivo, la zona è sempre stata luogo di sanguinose battaglie e di conquiste.

Dopo il viaggio in corriera, di un’ ora e mezza, il gruppo è sceso dal mezzo per cominciare una giornata molto intensa. Dopo una breve merenda, abbiamo intrapreso un lungo viaggio nella storia, visitando il “Kobariški Muzej”, inaugurato nel 1990 e dichiarato miglior museo d’Europa nel 1993. L’edificio che lo ospita è stato costruito, però, nel 1739 e per alcuni anni è stato anche sede del tribunale italiano. Ad accoglierci Pino: la nostra guida che ci ha accompagnato durante tutta la visita. Il primo piano era dedicato alla storia di Caporetto mentre il secondo alla vita dei soldati sui monti e nelle trincee. Siamo saliti al primo piano e la guida ci ha raccontato che il 24 maggio 1915 l’Italia è entrata in guerra e che il giorno dopo gli italiani erano già a Caporetto pronti ad andare a combattere. A metà giugno, l’Italia conquistò le cime del Monte Nero e Rosso, i monti raffigurati nel plastico. Nel 1917 l’esercito austroungarico fece saltare in aria la cima del Monte Nero con 4200 Kg di esplosivo, provocando novantaquattro morti italiani. Ci siamo trasferiti poi nella stanza accanto dove erano custodite alcune divise militari rappresentanti i vari Stati e l’elenco dei popoli che negli anni si insediarono in Slovenia. Ci ha colpito una delle fotografie esposte: quella che raffigurava qualche soldato appoggiato sulla fiancata della prima “fiat tipo ter” del 1915.

Ci siamo spostati poi, nella terza sala dove abbiamo visto la cartina che raffigurava la frontiera tra Italia e Slovenia come si presentava nel 1866 e dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, per mostrare le conquiste fatte dall’Italia. In questa sala ci ha colpito il fatto che in alcuni locali pubblici si doveva solo parlare italiano. Nella quarta sala abbiamo scoperto che i soldati costruivano da sé le trincee, sentieri e teleferiche. Però le armi e l’equipaggiamento erano trasportati da cani, muli e cavalli. Venivano usate trappole, mazze chiodate, telescopi, cesoie che servivano per tagliare il filo spinato e le chiavi inglesi che servivano per smontare e montare i cannoni. Ci siamo, infine, spostati nell’ultima sala del primo piano, chiamata “Sala Nera”, perché documenta le sofferenze dei soldati. Qui c’era la traduzione in tedesco, sloveno e inglese della poesia Soldati di Giuseppe Ungaretti. Esposta ad una parete, la porta di una prigione sulla quale i soldati di varie nazionalità hanno scritto il loro odio per la nazione di appartenenza, perché questa è entrata in guerra, oppure apposto la propria firma. Siamo poi saliti al secondo piano dove abbiamo visto il plastico che raffigura il Monte Rosso, il Monte Nero, il Monte Polomick, le difese italiane e quelle austroungariche. Nella stessa stanza c’erano le mitragliatrici francesi, inglesi, italiane e austriache.
Al termine del percorso, abbiamo visto un filmato che riassumeva la storia della Prima Guerra Mondiale dallo scoppio fino al dopoguerra. Conclusa la visita, ci siamo incamminati verso il sacrario di Caporetto che accoglie le spoglie di più di undicimila soldati per metà ignoti. Siamo in seguito partiti in camminata nel bosco fino ad arrivare nella zona del primo insediamento di Caporetto per pranzare. Verso le due del pomeriggio, siamo ridiscesi e ci siamo avviati verso il ponte di corde sull’Isonzo. Dopo averlo attraversato, abbiamo continuato la camminata risalendo il fiume fino a raggiungere una grotta naturale. Lì, con una passerella abbiamo raggiunto una bellissima cascata formata dall’Isonzo. L’escursione si è conclusa con un tratto di sentiero su ghiaia e su strada che ci ha condotto fino alla corriera. Durante questa lunga giornata, siamo riusciti a cogliere l’audacia e il coraggio che questi soldati hanno donato alla patria. Abbiamo potuto inoltre toccare e vedere di persona i luoghi di guerra e rivivere le emozioni provate dai soldati in quei momenti difficili sia per l’uomo che per il mondo intero.

CC02 & D04

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